Villains
LTD
#7
FACELESS SENSE OF VOID
(Family Mathers
Part 1 of 3)
In un monolocale da cento dollari al mese, una donna si sta guardando allo specchio. Indossa un tailleur grigio che aderisce quanto basta alle sue forme, modesto a sufficienza. Lo ha comprato soltanto ieri, ed è quasi l’unica cosa per cui abbia speso qualche dollaro negli ultimi cinque anni.
Anche in mezzo alla confusione di un appartamento che costa troppo per non avere il minimo comfort, deve ammettere di fare la sua bella figura.
Così vestita dimostra più dei suoi ventisette anni. Non dimostra una vita spesa sulla strada, sempre ad inseguire qualcuno per un compenso da fame. Non sembra una donna che ha sempre potuto contare solo su se stessa.
Oggi sembra una persona affidabile, su cui si può contare. Inizia a sciogliere la coda di cavallo che porta da sempre, quando sente il cellulare che le suona nella borsetta da centoventi dollari.
Non è il cellulare che ha dovuto rubare due anni fa, guasto ad ogni secondo. E’ un congegno futuribile che la rende rintracciabile solo da una mezza dozzina di persone. Significa solo una cosa: lavoro.
-Credevo di averlo spento. Pronto ?
-Ho urgente bisogno della sua collaborazione, miss Mathers – si annuncia con voce forte e carismatica il suo datore di lavoro, il professor DeCeyt.
-Non posso, Augustus…mi sono presa un giorno di ferie, ricorda ?
-Cosa che cerco di rispettare, nei limiti del possibile come dice il suo contratto. Mi ha detto di avere un appuntamento personale tra un’ora, non è così ?
-Un’ora e quindici, sì. Non può aspettare domani, capo ?
-Temo di no. Ma salvo imprevisti, dovrebbe liberarsi tra circa un’ora. Provvederò a farla arrivare in orario a spese della ditta.
-No, seriamente, è troppo importante per…
Si ferma. Per cosa ? Ha ancora bisogno di soldi se vuole continuare su questa strada. Ed ha molto più bisogno di distrarsi dal pensiero dell’udienza.
-D’accordo, ma solo a patto di essere di nuovo a San Diego tra un’ora esatta.
-Farò il possibile, signorina Mathers.
La donna riaggancia, chiedendosi se quello strano cellulare non possa anche riaccendersi da solo.
Ascolta per un attimo le onde cerebrali che percepisce in tutte le direzioni, controllando che non ci sia nessuno quindici piani più in basso.
Quando ne ha la conferma, si sbriga a cambiarsi d’abito. Il tailleur fa spazio ad un paio di pantaloni attillati neri, una T-shirt ed una giacca di pelle. Due scomode scarpe bianche con i tacchi fanno spazio a due stivali da sei chili l’uno, leggerissimi per le sue gambe.
Pochi minuti dopo, tenendo sotto controllo gli altri cervelli, Leah Mathers alias Pathfinder scende al piano terra ed entra in un appartamento affittato a spese di DeCeyt. Dentro non c’è niente, solo un grosso disco nero.
Dall’altra parte del disco, nella sede centrale della Villains LTD.
Pathfinder percorre la solita strada, passando davanti ad una Sentinella modificata che minaccia di disintegrarla. La vista del cellulare placa la macchina assassina.
Come fa sempre, in ogni situazione, controlla se qualcuno dei cervelli nelle vicinanze le risulta familiare.
DeCeyt è al primo piano, nel suo studio. Ci sono anche Switch e Turbine; più lontano, probabilmente fuori dalla porta, Insomnia. Taskmaster e Dran sono in palestra, e probabilmente quel fastidioso ronzio con loro è una delle forme del Laser Vivente.
A volte Leah si chiede se non sia casuale che ben tre membri del gruppo siano quasi impossibili da rintracciare, per lei. Ed ogni volta allontana la risposta perché sa che non le piacerebbe, e che dovrebbe aspettarsi cose del genere dal suo capo.
Sale la scala a chiocciola, incrociando Insomnia che per ingannare l’attesa sta facendo flessioni con una mano sola.
-Ehilà…Ce ne hai messo di tempo, eri in compagnia maschile ?
-No, non… - inizia a rispondere Leah, insicura se continuare la risposta o meno.
-Femminile ? Non mi scandalizzo mica, anzi, ottimo riscaldamento.
-Sono dentro da molto ? Ho parecchia fretta oggi, non dovrei essere nemmeno qui.
-Da una vita. Vorrei avere il super-udito invece degli occhi che mi ritrovo, alle volte. Anche se oggi è valsa la pena sbirciare in palestra, sai ?
-Taskmaster sta ancora cercando di insegnare a Dran i rudimenti del corpo-a-corpo ? Tenace, anche se senza speranze.
-No, DeCeyt voleva che testassero il suo potere e quello del Laser. Sai, per vedere quanto è potente uno e quanto può incassare l’altro. Molto interessante.
-Non mi sembra il genere di cose che ti interessano, Insomnia.
-Aspetta di vedere il Laser usare il suo potere al massimo. Sapevi che Dran è talmente invulnerabile che i suoi atomi non legano nemmeno con le molecole instabili ? Bruciano come tutti gli altri indumenti. Almeno ventitre, e dice di essere invulnerabile alla fatica… sono io quella che ha fretta, oggi !!!
Leah arrossisce leggermente, avendo capito di cosa sta parlando. Perché ogni cosa questa donna faccia o dica la mette a disagio ? Forse perché la sua sfrontatezza è reale, invece della forza che lei deve sempre fingere per non far vedere quanto è fragile ?
-Quello è un fottutissimo figlio di puttana !!! – sbraita Switch, teleportandosi tra le due donne rosso dalla rabbia – Che cazzo ci posso fare se quelli mi riempiono la testa di cavi e stronzate varie ? E voi due puttane che cazzo avete da guardare ? Andate affanculo pure voi !!!
E scompare in uno sboccato battito di ciglia, seguito da un vento gelido lasciato da Turbine in rapida fuga. Shades cammina calmo dietro di loro, con le mani nella tasca dell’impermeabile di pelle nera, senza il suo sorrisetto brevettato.
DeCeyt esce dallo studio, impassibile come sempre, ed il suo sguardo vuoto incrocia quello confuso di Pathfinder e quello indifferente di Insomnia.
-No, non ho intenzione di punire anche voi per il disastro
seguito allo scontro con
-Io mi sono comportato bene, capo. Visto che stavolta non ho ucciso nessuno senza un ordine diretto ?
Anche senza il sorrisetto, Shades sa essere spietato con il suo sarcasmo. DeCeyt lo colpisce con un’occhiata letale, tanto che persino l’ombra vivente si gira e scompare al primo angolo.
-Dunque, signore…vi ho convocate d’urgenza per una missione di recupero. Avevo mandato Slim Snake ad infiltrarsi nel quartier generale dell’FBSA a Washington, ma sembra che un altro mutaforma tuttora non identificato lo abbia preceduto. Mentre indagava sull’intrusione, la sua copertura è saltata. Afferma di essere stato colpito da un agente FBSA, la cui mano si è tramutata in una lama nera; probabilmente si tratta dello stesso mutaforma ignoto. Il signor Snake è riuscito a fuggire, ma l’FBSA è sulle sue tracce ed è messo troppo male per poterli eludere da solo a lungo.
-Vuole che lo riportiamo solo indietro o dobbiamo fare un’altra bella strage ? – chiede Insomnia.
-Eviterei gli scontri in luoghi pubblici per il momento. Recuperate Slim Snake e portatelo alla sede centrale senza essere scoperte. Questo è il suo campo, Pathfinder; è una missione del tutto normale per cui non prevedo seri imprevisti. Pensa di potercela fare in un’ora ?
-Nessun problema – risponde Leah sorridendo, mentre pensa a cosa succederà se sarà in ritardo anche a questa udienza.
Augustus DeCeyt annuisce lentamente come fa di solito, ma la controlla con la coda dell’occhio prima di tornare nel suo studio.
-Finalmente una missione semplice – dice Insomnia, senza il benché minimo entusiasmo nella voce.
Quarantacinque minuti dopo, West Virginia.
Lo stivale di pelle rinforzato in vibranio
preme con forza sull’acceleratore, mentre l’auto supera una vettura dopo
l’altra a
Al seguito, dodici volanti della polizia a sirene spiegate e due elicotteri.
Sul sedile posteriore si sparge del sangue, rallentato a malapena dal tessuto verde premuto con forza sulle scaglie.
-Credevo avessi il sangue verde – scherza la donna dai capelli rossi mentre finisce la medicazione.
-Molto divertente…fa male…
Come tutti i mutaforma, Slim Snake ha una certa predilezione per gli eufemismi. Ma dire che un’incisione lunga venti centimetri e profonda fino all’osso “fa male” rasenta l’assurdo.
-Di che gruppo sei ? Il mio sangue è un concentrato di adrenalina, potrebbe essere d’aiuto…
-O farmi esplodere il cuore.
Al volante, Pathfinder sta cercando di contattare la sede centrale della Villains LTD tenendo il cellulare JDFA nella mano destra, e schivando le macchine con la sinistra.
-Regina di gambe a Imperatore, richiesta assistenza immediata; abbiamo un ferito, la copertura è saltata e ci stanno inseguendo, mi serve una via d’uscita.
-Qui Imperatore – risponde DeCeyt al telefono – Ci sono posti di blocco su tutte le uscite, ed è in allestimento un ulteriore blocco a trenta minuti dalla vostra posizione.
-Non è il momento di fare gli spiritosi, Imperatore, ci serve Switch per teleportarci al sicuro.
-Negativo, è sospeso dal servizio attivo.
-Potrebbe portarci al sicuro senza neanche farsi vedere !!! Shades non può portarci tutti via abbastanza in tempo e Turbine…
-Anche Turbine è sospeso, e Shades è occupato altrove al momento. Mettete al sicuro il carico al più presto, le sue informazioni sono vitali.
-Senza gli altri non c’è via d’uscita ! Come diavolo usciamo da questo casino !? Almeno fai distruggere al Laser il posto di blocco !
-Il Laser Vivente deve ancora terminare i suoi test. Spiacente, siamo a corto di personale.
Pathfinder non replica, limitandosi a guardare nello specchietto retrovisore le macchine che si avvicinano. Poi guarda l’orologio sul cruscotto…non ha trenta minuti per arrivare all’ultimo blocco e superarlo.
-Ho un’idea – interviene Insomnia – Se freniamo di colpo prima degli altri, gli sbirri ci superano; noi sterziamo e torniamo indietro…l’ho visto in un film.
-Possono avere posti di blocco anche dall’altra parte, e poi come facciamo a non schiantarci contro un’altra macchina ? – avanza qualche dubbio Slim Snake.
-Il rischio fa parte del gioco – risponde Insomnia, alzando le spalle.
-Ma quale gioco – sussurra Pathfinder, per poi continuare con voce ferma:
-Qual è l’arma da lancio più resistente che hai addosso ?
-Uh ? Una lama da
-Basterà. Dammi la lama e la maschera – risponde Pathfinder, lanciando il cellulare sul sedile posteriore ed usando la destra per togliersi il fermacapelli, sciogliendo la coda di cavallo.
-Vai dritta altri tre minuti e poi inchioda.
-Che vuoi fare ? ‘Finder !?
Con un unico gesto fluido, Pathfinder si toglie la cintura di sicurezza, apre la portiera e rotola all’esterno.
Insomnia si precipita a tenere fermo il volante, spostandosi poi al posto di guida e premendo di nuovo l’acceleratore.
-Vuole farsi ammazzare !?
Intanto, Pathfinder rotola sull’asfalto della superstrada e si ferma poco dopo. Si alza in piedi lentamente, guardando le macchine che si dirigono verso di lei. Fa un breve respiro, sussurrando:
-Mi ci avete costretta…volevo solo arrivare in tempo, per una volta.
Pathfinder spicca un salto sul posto di quasi dodici metri, scendendo a terra proprio mentre una delle volanti è sotto di lei.
Muscoli dalla forza semplicemente disumana si contraggono, esercitando sul cofano una pressione sufficiente a fermare di colpo la macchina. I due agenti all’interno vengono scaraventati oltre il finestrino, rompendosi ossa vitali sia subito che dopo l’incontro con la strada.
Il cofano è completamente sfondato, e la carcassa dell’auto sembra essere stata colpita da una pressa.
Altre cinque volanti rallentano, e Leah riposa per un solo istante le gambe. Poi, mantenendo il più possibile l’equilibrio con il piede destro, appoggia il sinistro sotto il parafango posteriore.
Le volanti si sono fermate a cento metri da lei, e gli agenti sono scesi con le armi in mano.
Pathfinder calcia l’intera macchina verso di loro. La macchina rotea per aria, e due agenti la fissano troppo spaventati per muoversi. Vengono prontamente schiacciati dal peso della macchina, assieme ad altre due volanti.
Quando gli agenti provano a spararle, una serie di salti in avanti le ha già permesso di atterrare davanti a loro.
Appoggiandosi sulle mani prima colpisce altri due poliziotti, poi rotola fino a scontrarsi con altri tre rompendogli le gambe per l’impatto.
Un ultimo agente che le sta davanti non vede neanche arrivare il calcio che gli fa volare via la pistola, che lei afferra prontamente al volo prima di assestargli un calcio volante che lo scaraventa contro una macchina ancora intatta, spaccandosi la faccia.
I due elicotteri si sono fermati su di lei. Sfruttando il suo potere mutante, Pathfinder localizza l’esatta posizione dei loro cervelli.
Lancia in aria la pistola, la lascia cadere e la calcia a tutta forza. L’arma colpisce la coda dell’elicottero, che comincia a cadere a terra. Prima che lo faccia, lei afferra la lama di Insomnia e la scaglia con tutta la forza che ha nelle braccia (non quanta nelle gambe, ma comunque sufficiente) e la fa conficcare precisamente nel cervello del pilota.
Davanti alle macchine distrutte, Pathfinder tira un sospiro di sollievo.
Poi seguito da uno sbuffo di rassegnazione: solo ora si è accorda del camion con rimorchio che corre verso di lei a tutta velocità, guidato da un uomo calvo dalla cravatta rossa.
Resta inchiodata al suolo fino all’ultimo secondo, guardandolo fisso negli occhi ed ascoltando il suo cervello. Che non ha assolutamente nulla di umano.
Subito prima che il camion le sia addosso, Pathfinder inizia a contrarre i muscoli.
Fa un piccolo salto laterale, quanto basta per tirarsi fuori dalla traiettoria. E all’ultimissimo istante riesce ad appoggiare il piede destro su una delle portiere del camion, e a calciare.
Senza neanche avere un appoggio decente.
La portiera si stacca, colpendo in pieno l’uomo calvo. Il camion si rovescia di lato, con abbastanza spinta da frenare di molto la spinta in avanti.
Fa un rumore semplicemente orribile quando atterra e striscia sull’asfalto.
Mentre Leah si ricompone, i due elicotteri si schiantano a terra ed esplodono, mentre il camion ostruisce quasi tutta la strada e viene colpito da diverse macchine, creando un maxi-tamponamento.
Più avanti, Insomnia assiste a tutta la scena subito dopo aver inchiodato proprio quando Pathfinder le aveva indicato.
E non le viene in mente assolutamente niente da dire, nemmeno con le macchine della polizia che la accerchiano.
Di fronte al più grande incidente stradale che abbia mai visto, Leah Mathers alias Pathfinder si sistema la giacca e la mascherina verde di Insomnia, estraendo poi il suo cellulare.
-Regina di gambe a… Niente segnale ? Ma che cavolo…
La frase continua con uno straziante urlo di dolore, che le svuota i polmoni ma non fa diminuire il dolore. Il cellulare cade a terra, proprio di fianco alla piccola pozza di sangue che si sta creando.
In leggero stato di shock, Leah vede una punta di materiale nerastro che le trapassa la spalla destra.
Alle sue spalle, un qualcosa dalla forma quasi umana composta dello stesso materiale, senza volto.
La lancia nera è il suo braccio sinistro, e lo usa per sollevarla da terra.
Leah sente qualcosa di viscido strisciare sul suo scheletro, e stringe i denti per non svenire.
Solo un pensiero le permette di continuare a lottare:
“Non posso essere in ritardo anche questa volta”.
Mette tutta la sua forza in un calcio diretto alla testa dell’uomo senza volto, e colpisce. Ma il piede affonda nella testa gelatinosa, e ne resta bloccato.
Prova a calciare anche con l’altra gamba, ma qualcosa che si arrampica per la sua spina dorsale non è d’accordo.
“Mi dispiace…” è l’ultimo pensiero che riesce a formulare prima che il suo cervello si spenga… quando all’improvviso l’uomo nero lascia la presa, e lei cade a terra.
Anche in queste condizioni, le è abbastanza chiaro cosa è successo: sono arrivati i rinforzi.
Un rettile cyborg da duecento chili è appena saltato sulla schiena dell’uomo nero, ed i suoi artigli stanno staccando uno dopo l’altro strati di materiale gelatinoso.
Non emette nessun suono: è pura rabbia animale programmata, puro istinto, pura aggressività.
Leah sa bene quanto è forte Marasso. Si è allenata un paio di volte contro di lui, ed una volta si sono anche scontrati.
E’ sicura di essere più forte di lui, nonostante lo abbia visto scardinare porte di titanio senza fatica.
Ma sa che la sua capacità di sopportare danni è ancora più mostruosa della sua ferocia; qualunque danno subisca, Marasso continua il suo assalto e non smette fino alla morte del nemico.
E’ Marasso, la strage: perfetta macchina assassina, usata il più raramente possibile.
Leah Mathers si ripete tutte queste cose nei quindici secondi in cui Marasso riesce a resistere.
Dalla schiena dell’uomo nero spuntano lance di materiale nero, che trapassano il corpo di Marasso da parte a parte come se fosse di burro fuso. Lo afferra per la coda e lo scaraventa a terra, aprendo una falla sull’asfalto e spingendolo in avanti, fino a farlo arrivare davanti a lei.
Leah capisce di essere il prossimo bersaglio, e si alza in piedi barcollando.
Solo adesso nota che lo squarcio sul petto di Marasso è modellato per formare due cifre: 57.
Il liquido nero senza faccia la guarda negli occhi, e Leah comincia a correre.
Insomnia e Slim Snake scendono dalla macchina, tenendo le mani bene in vista.
Due agenti si avvicinano per ammanettarli. Ad Insomnia basta un cazzotto per stendere il primo, ed usare il suo corpo come scudo per non essere colpita alla testa.
Slim è così veloce da non avere bisogno di scudi: i suoi artigli tagliano la giugulare del primo agente e del secondo a distanza ravvicinata.
-Lavorare con un teleporta rende pigri, gli inseguimenti non mi divertono più come una volta.
-Meglio annoiati che in galera, come facciamo a scappare !? – si lamenta Slim.
Insomnia vorrebbe rispondere, ma viene distratta non tanto da Pathfinder che è appena passata sopra le loro teste con un salto di parecchi metri, quanto dalle tre macchine che le sono state lanciate addosso.
Ancora a mezz’aria dopo un salto, Leah si accorge dell’utilitaria che le sta cadendo addosso solo dall’ombra sotto di lei.
Non è abituata ad essere assalita così da lontano; il suo potere mutante è del tutto inutile, ed il dolore al braccio le rende difficile pensare.
Riesce a spostarsi quanto basta per non essere schiacciata, ma il faro che schizza verso di lei è troppo veloce.
La colpisce alla testa, all’altezza dell’occhio sinistro; rotola a terra rovinandosi la giacca e lacerando la gamba sinistra dei pantaloni, scoprendo diverse altre contusioni che si è procurata negli anni.
Qualcosa di viscido salta verso di lei, una figura umana deformata da migliaia di lame di tutte le dimensioni.
Un raggio di luce lo investe prima che possa attaccarla, creando un buco perfettamente sferico di cinque metri di diametro sulla strada.
-Tutto bene ? – le chiede il Laser Vivente durante l’atterraggio, voltandosi verso di lei.
-Attento !!! – è l’unica cosa che Pathfinder fa in tempo ad urlargli, prima che una massa informe e gelatinosa lo ricopra completamente.
Il Laser Vivente sorride, tronfio di saper fondere all’istante l’acciaio con la giusta frequenza laser.
Ma il materiale organico nero non sta solo bloccando la sua luce, la sta assorbendo. Il Laser aumenta la propria energia, cercando di sovraccaricare questo parassita.
All’esterno, Leah vede la massa informe tornare in guisa umana, per poi espellere da un unico “occhio” sulla fronte l’energia del Laser, spendendola verso lo spazio.
Leah indietreggia, riuscendo a malapena a restare cosciente. La strada è deserta; si è allontanata troppo dalle macchine incidentate, i poliziotti sono tutti morti o troppo lontani, e non può più sperare in un rinforzo utile.
-Sei lo stesso che ci ha fregato in Russia, vero ? “Cinquantasette”. Che cosa vuoi da me !?
-Non è niente di personale, è solo la ragione per cui esisto.
-Possiamo parlarne…
Le braccia di 57 si piegano all’indietro e si allungano, dividendosi in due dozzine di tentacoli che diventano sempre più spessi.
Le punte dei tentacoli atterrano nell’asfalto; filamenti sottili come atomi eseguono un taglio perfetto, ed altri ancora si infilano tra i pori per evitare che il materiale si spezzi sotto il suo stesso peso.
Poi, senza mostrare nessun segno di fatica, 57 solleva sedici tonnellate di superstrada sopra la propria testa, e le lancia contro Pathfinder in un unico blocco.
Un disco nero inghiotte il proiettile letale, ed un secondo lo fa ricomparire a pochi centimetri da 57.
C’è un frastuono terribile quando atterra, sufficiente a coprire il buffo rumore della gelatina nera che ha appena spiaccicato al suolo.
Leah crolla a terra, priva di energie. Si toglie la giacca di pelle per esaminare la ferita; la sua T-Shirt dalla scritta CREED SUCKS è passata dal grigio chiaro al rosso sangue.
Avverte un cervello che si muove in aria, e guardando nella sua direzione vede un elicottero della polizia. Distratta dal suo arrivo, tarda a notare il rumore proveniente dalla lastra d’asfalto.
Finalmente vede che sotto di lei il terreno si sta riempiendo di graffi nerissimi e profondi, e capisce appena in tempo. Salta il più in alto possibile.
Cinquecento metri di superstrada si infrangono come vetro, tagliati da una ragnatela atomica, ed un turbine di tentacoli neri risale verso di lei.
La investe come un getto d’acqua; adesso la consistenza di 57 è quella di un liquido leggermente viscoso, che si infrange contro l’elicottero.
Leah riesce ad aggrapparsi con le mani, ma sa che la sua presa non reggerà abbastanza.
Il pilota, semplicemente terrorizzato, lascia i comandi ed implora:
-Non uccidermi !!!
Leah perde la presa, ma 57 non ne approfitta per farla a fettine. Cade insieme all’elicottero, attutendone la caduta come un gigantesco buffo cuscino nero.
Pathfinder atterra con la grazia di sempre, totalmente senza fiato.
57 si ricompone, riprendendo la forma quasi umana che aveva prima. Resta in piedi di fianco all’elicottero per qualche secondo, a fissarla.
Poi si scioglie e scappa via, dando a Leah la scusa perfetta per svenire.
Quella sera a Vladivostok, Russia.
L’ex Generale Arkadiy Lermontov sta leggendo i rapporti della sua ultima operazione. Gli ordini che aveva impartito a 57 erano molto semplici: impossessarsi della tecnologia criptante della Villains LTD e non rivelare il proprio coinvolgimento.
Gli avevano assicurato che l’ultimo sopravvissuto del Progetto Cinquanta aveva riacquistato la propria stabilità mentale, ma si è dimostrato del tutto incontrollabile.
E vent’anni di totale isolamento non hanno intaccato
minimamente il suo potere. Il rapporto è sufficientemente dettagliato da fargli
capire che
Per poco, la sua mente ritorna a trent’anni prima… ai piani di emergenza da attuare nel caso uno di questi super-esseri diventasse incontrollabile.
E va contro una promessa che si era fatto: ripensa a K. Sloan, e alle discussioni sull’unica risposta concepibile: attacco nucleare su larga scala.
Il potere di 57 non è devastante come quello di Sloan, forse, ma è sempre stato immensamente incontrollabile…
-Agente
-Cinquantasette !!! Come hai fatto a tornare così presto !?
-Sono strisciato come massa di filamenti molecolari tra le linee telefoniche. Ha ricevuto il mio rapporto, signore ?
-Certo ! Tutto…Ottimo lavoro, ragazzo. Solo… avresti potuto uccidere la ragazza.
-Contavo di farlo, Generale. Ogni singolo super-umano ostile deve essere eliminato. Ma il pilota era umano e non potevo rischiare di ucciderlo, sarebbe stato contro la mia missione genetica. Inoltre… ho preso qualcosa di molto più prezioso di quanto volevamo…
57 allunga una mano verso il Generale. Sul palmo si sono due piccole provette contenenti del sangue.
-Ho il loro codice genetico.
Cinque mesi prima a Varsavia, Polonia.
Il sole è tramontato da qualche ora, e le luci del Palazzo della Cultura e della Scienza sono già accese. E’ abbastanza tardi perché nessuno faccia caso all’uomo che scende dal cielo, rallentando sempre di più la propria discesa fino ad appoggiare dolcemente i piedi a terra.
-Ma guarda, non l’hanno ancora rasa al suolo questa schifezza – parla da solo, in polacco, K. Sloan.
Con estrema calma cammina fino all’ingresso, dove nessuno lo nota avvicinarsi fino all’ascensore. Qualcuno si gira per guardarlo, ma sempre nella posizione in cui si trovava pochi secondi prima…anche se non si sta muovendo più velocemente del normale.
Nell’ascensore, Sloan si ricorda delle voci che ha sentito su questo palazzo. Quando nel 1955 Stalin lo donò alla Polonia come simbolo dell’amicizia dell’Unione Sovietica, il palazzo venne chiuso al pubblico per diverso tempo facendo nascere diverse leggende sullo scopo di questo edificio.
Una delle leggende era che esistessero dieci piani sotterranei mai ufficialmente riconosciuti. E’ ovviamente una sciocchezza: i piani sotterranei sono due, anche se molto più alti degli altri. Una sciocchezza che oggi rende il Palazzo un’attrazione per turisti.
K. Sloan trattiene una risata, al pensiero. Entra nell’ascensore e preme il pulsante del quarantesimo piano, ma l’ascensore non si muove. Sloan fa un passo indietro, e l’ascensore sale normalmente. Le porte si richiudono solo quando Sloan lo permette, una volta nella tromba dell’ascensore.
Ed inizia una lenta discesa controllata per percorrere il tunnel che porta ai cinquanta piani sotterranei ufficialmente mai costruiti, unico accesso ad uno dei pochi scenari della Guerra Fredda mai resi pubblici: il Progetto Cinquanta.
Oggi, San Diego.
Pathfinder zoppica leggermente
mentre esce dal vicolo. E’ in uno stato semplicemente pessimo: ha soltanto fatto
in tempo a cambiarsi
Il reggiseno intriso di sangue ha già lasciato il segno sulla maglietta bianca, la prima che ha trovato.
Ha svariati tagli sulle braccia, un vistoso livido sulla fronte, i pantaloni sono ridotti a stracci da metà coscia in giù, ed i suoi capelli sono un disastro.
Arranca davanti a un palazzo, arrivando quasi a suonare alla porta. Prima di sentire un cervello familiare alle sue spalle.
-L’udienza è finita da tre ore – dice una ragazza poco meno che ventenne alle sue spalle.
-Abby…
-Sapevo che non saremmo andate da nessuna parte. Funziona sempre così con te, no ? Prima i tuoi amici teppisti, poi la famiglia.
C’è un qualcosa di spietato nella voce della ragazza, una saggezza oltre i suoi anni.
-Ho cercato di arrivare in tempo, ma ho avuto una giornata terribile…lasciami spiegare…
-No, Leah, non ci provare.
-Ho un lavoro fisso adesso...ho messo da parte parecchi soldi…lasciami organizzare un’altra udienza e vedrai che…
-Che cosa ? Eh ? Che sei una sorella affidabile ? Che non è giusto lasciarmi con i miei genitori adottivi ? Corrompi pure tutti i giudici che vuoi, Leah, ma non venire più a rovinarmi la vita.
-Abby, ti ho detto che sono cambiata…voglio fare qualcosa per…
-Per rovinare la mia vita ? Per mandare in prigione anche me ? Non fare finta che ti importi qualcosa di me, Leah. Tieniti i tuoi soldi, e smettila di cercarmi. Forse puoi sapere sempre in che parte del mondo sono, ma sai che non voglio essere trovata.
La ragazza si allontana di corsa, senza che Leah l’abbia anche solo vista in faccia.
Si allontana di qualche passo, cercando di calmarsi.
-Tutto inutile !!!
La sua rabbia prende il sopravvento, ed un idrante viene calciato oltre l’orizzonte.
-Non posso farti capire, Abby…nostro fratello sta tornando per ucciderci … come faccio a…vorrei farti capire quanto è difficile, Abby…vorrei…
Non ha altre parole da sprecare. Resta a combattere le lacrime per un altro minuto, prima di ricomporsi ed avviarsi stancamente verso casa.
Al di là di qualunque altra cosa, non può permettersi di cedere. Di essere debole. Non con la vita che si è scelta, non per le decisioni che è stata costretta a prendere.
Pathfinder, la mutante in grado di rintracciare chiunque, passerà la notte a chiedersi come ritrovare se stessa.
CONTINUA
[1] Vedi Justice, Inc #17